Intervista su Instapro
Ecco l’ultima intervista rilasciata su Instapro
Com’è nata la sua passione per l’architettura e da quando esiste il suo studio?
In quanto passione credo sia nata con me, non ricordo infatti di aver mai dovuto risolvere il tormentone estivo del post esame di maturità per scegliere a quale facoltà iscriversi…Da sempre ho aspettato il momento di poter varcare i cancelli della facoltà del Parco del Valentino di Torino e con altrettanta bramosia varcarli ancora, questa volta uscendo, per poter finalmente giocare libero in questo mondo meraviglioso, il modo dell’Architettura. Così è stato e nel 2004, dopo diverse esperienze all’interno di altri studi professionali ed all’interno della facoltà stessa ho dato vita al mio studio. Da allora ho avuto la possibilità di confrontarmi direttamente con i miei committenti, imparando l’arte dell’ascolto, dell’interpretazione e della risposta attraverso i segni che sulla carta, uno dopo l’altro, costruiscono il progetto. Il gerundio con cui ho declinato il verbo “imparare” indica naturalmente che si tratta di un processo in continuo divenire.
Cos’è la warm minimal architecture e in cosa si caratterizza?
Durante questo incessante processo creativo, di dialogo e mediazione inseguo costantemente la ricerca di soluzioni ispirate ad un binomio apparentemente antitetico che definisco “minimal warm”. Troppo spesso infatti il concetto di minimale si lega indissolubilmente ad un’apparenza fredda e poco accogliente. Il mio obiettivo è quindi quello di plasmare l’ispirazione per raggiungere l’equilibrio tra un aspetto compositivo minimale ed essenziale ed un messaggio capace di infondere un’irrinunciabile sensazione di accoglienza e calore. Questi sono infatti due aspetti cui non posso rinunciare nel mio lavoro, ovvero l’essenzialità del disegno ed il senso di accoglienza dell’ambiente creato, il primo aspetto finalizzato a creare spazi in cui l’immediata percezione dell’ambiente non sottragga energie per capire o giustificare determinate soluzioni architettoniche o stilistiche , il secondo poichè ritengo che gli spazi che ci contengono, in quanto da noi abitati, debbano essere per la nostra anima una finestra aperta su un prato e non una prigione apparentemente senza sbarre.
Nella ristrutturazione di un’abitazione, come si trova il giusto equilibrio tra funzionalità ed usabilità ed estetica e design?
Come ho introdotto, il punto di partenza è l’ascolto attento e profondo delle sensazioni che arrivano dal proprio committente. Dal momento che non esistono schemi o studi che possano definire con esattezza scientifica ciò che è funzionale e ciò che non lo è, e dal momento che l’esperienza è differente per ognuno di noi, ne consegue che anche il concetto di funzionalità assuma in buona parte una declinazione soggettiva. Ovviamente il compito di un buon progettista dovrebbe essere quello di ponderare le richieste con la propria sensibilità, valutandole alla luce della propria esperienza tecnica, per restituire al committente la sintesi tra il desiderio espresso e la via migliore per la realizzazione dello stesso. L’equilibrio tra l’espressione della soluzione tecnica e l’armonia delle forme sostengo risieda semplicemente nell’essenzialità. Tutto ciò che è superfluo fa inciampare la nostra sensibilità mentre viviamo lo spazio, sia esso confinato o no.
Qual è il primo consiglio che si sente di dare a chi sta valutando se rivolgersi ad un architetto per la ristrutturazione della propria abitazione?
La risposta non può che essere di parte, ma sono certo che la presenza di un professionista sia indispensabile per la buona riuscita di un’impresa tanto delicata e difficile. Il consiglio è quello di ritenere indispensabile la figura di un architetto scegliendolo non per l’offerta economica bensì per la sensazione che ci trasmette quando lo avviciniamo o quando ci parla, certi che un buon progetto nasce solo quando c’è intesa e fiducia reciproca tra committente e professionista. Sostengo sempre ed instancabilmente che un buon cliente senza il giusto architetto sprechi tempo e denaro ed allo stesso modo un bravo architetto senza un buon committente non possa realizzare e quindi trasmettere il meglio di ciò che potrebbe fare.